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La biodiversità è un affare economico

La biodiversità è un affare economico

Partha Dasgupta, membro della TWAS, lancia un appello alla comunità scientifica e agli economisti affinché non scordino di tutelare l'ambiente

Il 2010 è l'Anno Internazionale della Biodiversità e, che ci paccia o no, con la perdita di biodiversità dovremo prima o poi fare i conti. Sul serio. Stime dell'ONU avvertono che il tasso di estinzione delle specie animali viventi è in rapido aumento e un terzo dei circa 1,75 milioni di animali e vegetali noti è in pericolo. Nel 2008, secondo l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), sarebbero scomparse 717 specie animali.
Di biodiversità e delle strategie per tutelarla si è parlato recentemente a Londra, nel corso della Conferenza Internazionale sulla Biodiversità organizzata dallo IAP, l'InterAcademy Panel, organismo internazionale che ha stabilito la sua sede a Trieste e che opera in stretta sintonia con la TWAS.
Le discussioni, tuttavia, non sono state impostate seguendo un prevedibile approccio ambientalista, ma hanno affrontato la perdita di biodiversità in termini di economia ecologica.
"Quando stimiamo il benessere economico delle nazioni - ha detto Partha Dasgupta, professore di Economia dell'Università di Cambridge e membro della TWAS - facciamo, in genere, un grave errore: continuiamo ad affidarci a indicatori fuorvianti quali il prodotto interno lordo, i flussi di import-export e altro ancora, sottostimiamo il valore delle risorse naturali. Questo approccio non è l'unico possibile e non è neppure il migliore poiché induce a fare un uso sconsiderato e insostenibile delle risorse naturali".
Il benessere, insomma, non sarebbe più misurabile solo in termini di reti stradali e ferroviarie, sistemi di comunicazione e salute delle popolazioni.  C' è anche un capitale naturale di cui tener conto: foreste, acquiferi, zone umide.
Dasgupta, che è esperto mondiale di economia ecologica ha proposto la sua ricetta per affrontare il problema. "Le logiche economiche di mercato non funzionano quando si parla di Natura e quindi di biodiversità. Quel che dovremmo iniziare a fare è creare dei prezzi ombra (shadow prices) anche per i beni che la Natura ci offre. Attualmente un albero, un fiume o un monte dalle pendici boscose non possiedono valore di mercato: bisognerebbe stabilire un simile valore. Ciò fornirebbe ai decisori politici uno strumento concreto con cui affrontare il problema della perdita di biodiversità e del recupero ambientale. All'inizio, è probabile che le stime non siano del tutto corrette, ma dovremmo iniziare a stabilire un range di valori che riflettano, al pari degli indicatori standard, il benessere di una data nazione".
Nel corso delle ere geologiche si sono succedute ben cinque estinzioni di massa, e ora gli esperti avvertono che potremmo essere sull'orlo di un sesto, e forse più grave evento di estinzione: quello innescato dall'uomo, che sta portando al progressivo annichilimento habitat, specie e risorse naturali. Nei precedenti fenomeni di estinzioni massicce si calcola che siano andate perse dal 75 al 95% di specie esistenti. La velocità di estinzione attuale, però, non è fisiologica: secondo gli scienziati sarebbe mille volte superiore al normale.