Biotecnologie e agricoltura sostenibile non siedono agli estremi di un tavolo, guardandosi in cagnesco. Siedono vicine e si danno la mano. Questo, in estrema sintesi, il messaggio che Segenet Kelemu - direttore del Centro Internazionale per lo Studio della Fisiologia e l'Ecologia degli Insetti (icipe) di Nairobi, Kenia - porterà a Trieste Next durante la tavola rotonda "Chiedi all'Africa. Le biotecnologie in ambito agricolo possono fare la differenza?".
Trieste Next, salone europeo della ricerca scientifica, giunge quest'anno alla quarta edizione. La tavola rotonda Chiedi all'Africa è organizzata dalla TWAS, accademia mondiale delle scienze che ha sede a Trieste, e sarà uno degli eventi di punta in apertura di manifestazione (25 settembre ore 18:00 - Salone di Rappresentanza, Palazzo della Regione FVG, Piazza Unità d'Italia 1, ingresso libero e gratuito, verrà fornito un servizio di traduzione).
Assieme a Kelemu, animeranno la tavola rotonda: Michele Morgante, professore di genetica presso l'Università di Udine e Alessandro Vitale, dirigente di ricerca del CNR all’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria, Milano.
Kelemu, tra le vincitrici del L’Oréal-UNESCO Award 2014 e inserita da Forbes Africa fra le 100 donne africane più influenti, intende proporre esempi concreti su come le biotecnologie in ambito agricolo possano e debbano essere usate per garantire cibo alla popolazione in crescita, dacche' il loro impatto è sostenibile.
"Sostenibile - spiega la ricercatrice - significa usare meno risorse per produrre più cibo". E continua: "L'Africa deve usare in modo adeguato le enormi risorse di cui dispone, impegnandosi anche per superare le diversità di genere che ancora esistono".
Le risorse africane - popoli, bestiame, territori, raccolti e ambiente - sono fondamentali, e alcune come raccolti e ambiente sono particolarmente a rischio. Come spiega Kelemu: "Molti insetti danneggiano pesantemente i raccolti, distruggendo quantità ingenti di risorse già immagazzinate e trasmettendo malattie. Ma ce ne sono altri che devono essere protetti in quanto benefici per gli ecosistemi in cui vivono".
All'icipe di Nairobi, Kelemu e il suo staff studiano la fisiologia di diversi insetti e di artropodi. E insegnano agli agricoltori africani la tecnologia push-pull, che con l'aiuto di piante specifiche e senza l'intervento della chimica respinge gli insetti nocivi dai campi coltivati. Questa tecnologia, inoltre, è amica delle donne perché riduce il lavoro fisico dei campi, che assai spesso tocca proprio alla donna.
Le biotecnologie, se opportunamente sfruttate, possono concorrere anche a ridurre l'impatto dei cambiamenti climatici, mediante la realizzazione di piante resistenti a siccità o alla salinità.
Il lavoro all'icipe si vale della collaborazione di ricercatrici che, oggi, sono stimate entomologhe e scienziate, alcune delle quali sono nate in un'epoca in cui le bambine non andavano a scuola e non potevano ambire a finire neppure il primo ciclo di studi. Kelemu e il suo centro, con il programma "Insects for Food, Feed and Other Uses" studiano anche la possibilità di usare gli insetti come cibo del furuto, in linea con le indicazioni e i progetti della FAO (Food and Agriculture Organization).