Ogni giorno nel mondo si producono 2.5 quintilioni di byte di dati: 2.5 seguito da 18 zeri. Sono dati che provengono da siti web, stazioni di monitoraggio del clima, dati sanitari, transazioni finanziarie, da ogni dove. Raccoglierli, analizzarli e gestire questa enorme massa di informazioni può aiutare a orientare le politiche globali future, servire da supporto ai decisori politici, e aiutare nella gestione si situazioni di crisi, a patto che questi dati siano raccolti ed esaminati in modo coerente ed efficace.
I paesi sviluppati e alcuni paesi emergenti stanno muovendo primi passi ambiziosi in questa direzione, complice anche la rivoluzione industriale. Ma che accade ai paesi in via di sviluppo? In che modo potrebbero sfruttare le opportunità generate dai big data? L'importanza dei big data nel Sud del mondo sarà il focus della tavola rotonda organizzata dalla TWAS nell'ambito dell'edizione 2016 di Trieste Next. L'evento si intitolerà: "Big data e paesi in via di sviluppo" e si terrà venerdì 23 settembre nel gazebo conferenze di Piazza Unità d'Italia, a Trieste, a partire dalle ore 18.
Tre esperti provenienti da Africa, Regno Unito e Italia presenteranno lo stato dell'arte sui big data a livello mondiale, soffermandosi sul divario digitale (digital divide) che separa paesi in via di sviluppo e paesi industrializzati.
Gli esperti della tavola rotonda sono: Leonida Mutuku, cofondatore e direttore amministrativo della Intelipro, azienda di Nairobi, Kenya che fornisce servizi e prodotti basati sui big data, offrendo strumenti di analisi a organizzazioni finanziarie e su richiesta; Sabina Leonelli, condirettore dello Exeter Centre for the Study of the Life Sciences nel Regno Unito; e Claudio Sartori, docente di sistemi di elaborazione informatica al DISI - Dipartimento di informatica, scienza e ingegneria dell'Università di Bologna. La giornalista Alessandra Ressa modererà l'evento.
Leonida Mutuku offrirà il proprio punto di vista sull'argomento, orientato alle problematiche del Sud del mondo e al potenziale che i big data racchiudono per i paesi in via di sviluppo. "È difficile risolvere problemi che non sono stati mai quantificati", spiega l'imprenditrice. "L'uso dei big data permette ai Paesi scientificamente arretrati di determinare il peso e l'ampiezza di problemi come cibo, accesso alle risorse idriche, energia, cure sanitarie, educazione primaria prima di pensare a un piano dettagliato per risolverli".
Per Sabina Leonelli, che supervisiona un gruppo di ricerca che studia la open science per conto della Global Young Academy, è importante che il Nord e il Sud del mondo operino di concerto per sostenere nazioni meno prospere sul fronte dell'istruzione, della tecnologia e dell'analisi necessarie per sfruttare appieno le potenzialità dei big data.
"Numerose ricerche indicano che esistono profonde disuguaglianze nel mondo quanto all'accesso dei ricercatori a infrastrutture, software, esperienza, network, ma anche per la capacità di accedere a un'adeguata formazione per analizzare e condividere i big data", osserva la ricercatrice. " È davvero fondamentale che sforzi sostanziali siano diretti a smorzare quanto più possibile le disuguaglianze, in modo da evitare che un'altra forma di divario fra paesi a basso e ad alto reddito metta radici".
Aggiunge Claudio Sartori, direttore del Master in Data Science alla Business School di Bologna: "I big data sono un'enorme opportunità per la società. L'opportunità può essere afferrata se si verificano tre condizioni. Il fattore dati: la società in generale - e non solo un esiguo numero di grandi aziende - deve poter disporre di grandi quantità di dati. Il fattore umano: la capacità di analizzare i dati deve essere ampiamente diffusa. Il fattore politico: deve esserci la volontà di prendere decisioni basate sulle prove che derivano dai dati".
Trieste Next è la fiera europea della ricerca scientifica che si tiene a Trieste da cinque anni, quest'anno dal 23 al 25 settembre. La TWAS è da sempre uno dei partecipanti di spicco, portando il suo punto di vista, prospettive e riflessioni su temi che hanno un grande impatto sui paesi in via di sviluppo.
Quest'anno l'evento di tre giorni affronterà le trasformazioni che le persone e la società stanno sperimentando in seguito al massiccio ingresso della tecnologia nella vita quotidiana. L'evoluzione biologica, socio-culturale e la tecnologia si sviluppano assieme, modellando nuovi scenari in cui l'essere umano può uscirne arricchito e migliorato e addirittura reinventato attraverso scienza e tecnologia.
In che modo scienza e tecnologia modelleranno il nostro futuro? Dove ci porteranno i progressi sull'umano, nei prossimi anni?
Trieste Next riunirà circa 120 speaker nel cuore del capoluogo giuliano: fra essi ci sono scienziati, filosofi, giornalisti e decisori politici, oltre a visitatori da Italia ed estero.
Trieste è la Città della Scienza, con due università, un parco scientifico-tecnologico, oltre 30 istituti scientifici e un considerevole numero di scienziati (più di 35 ogni 1000 impiegati, contro una media europea di meno di sei scienziati ogni 1000 impiegati). Trieste e Trieste Next sono un forum naturale che permette di esplorare i cambiamenti epocali che coinvolgono la nostra società e le nostre vite, e che porta sulla stessa scena scienziati, decisori politici e giornalisti, a dialogare con il pubblico.
Cristina Serra
Leonida Mutuku è ricercatrice e analista dati, scienziata e imprenditrice. È la cofondatrice e Direttrice amministrativa della Intelipro (http://intelipro.co/), azienda di Nairobi, Kenya, che offre strumenti analitici per organizzazioni e singoli. Mutuku svolge ricerche sugli open data e big data nei paesi in via di sviluppo. Ha guidato gruppi di ricerca presso iHub (2011-2015) producendo risultati significativi sul ruolo che gli open data hanno nel favorire l'accesso all'informazione, sul potenziale che i big data dispiegano nel promuovere la tecnologia e la governance, e sul finanziamento delle aziende startup in Africa.
Sabina Leonelli è professore associato in filosofia e storia della scienza. È anche condirettore dello Exeter Centre for the Study of the Life Sciences, dove conduce il filone di ricerca sui big data (www.datastudies.eu). È anche leader del settore open science presso la Global Young Academy e membro della Open Science Policy Platform della Commissione Europea. Le sue ricerche includono filosofia, storia e sociologia della scienza basata sui dati, con particolare attenzione ai processi di ricerca, agli output scientifici e all'inserimento sociale della "open science", degli open data e big data. Il suo libro Data-Centric Biology: A Philosophical Study è stato pubblicato quest'anno dalla University of Chicago Press.
Claudio Sartori è professore ordinario di Sistemi di elaborazione delle informazioni presso il Dipartimento di Informatica, Scienza e Ingegneria, dell'Università di Bologna, dove insegna Data Mining e Principi di Informatica. Sartori è anche il direttore scientifico del Master in Data Science dell'Università di Bologna, offerto dalla Bologna Business School. Ha collaborazioni con istituzioni internazionali, tra cui l'Università Federico Santamaria, Valparaiso, Chile, l'Università dell'Illinois, Chicago, e il Politecnico di Losanna. È stato promotore di una serie di workshop internazionali dedicati allo studio delle tecniche di comunicazione e collaborazione peer-to-peer, e alle loro applicazioni nel campo dei sistemi informativi.