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Sfide globali nelle mani dei giovani

Sfide globali nelle mani dei giovani

Durante un workshop della TWAS, 120 studenti provenienti da Trieste e dalla vicina Slovenia hanno imparato a formulare buone pratiche di sviluppo sostenibile, per trasferirle alle rispettive cerchie sociali.

Ogni volta che mettiamo in lavatrice quella felpa in pile che ci piace tanto, liberiamo involontariamente nell'ambiente moltissimi frammenti di microplastica che entrano nella catena alimentare, nuocciono ai pesci e finiscono sulle nostre tavole riempiendo il cibo di sostanze dannose. Se siamo consapevoli di questo, siamo anche consapevoli di come dovremmo fare per vivere in modo sostenibile.

Max Paoli, responsabile dei programmi TWAS ha usato questa osservazione per dare il benvenuto ai circa 120 studenti di scuola media e superiore provenienti da istituti scolastici di Trieste, Friuli Venezia Giulia e dalla vicina Slovenia, che il 23 maggio si sono riuniti alla TWAS, l'Accademia mondiale delle scienze, per frequentare il workshop "Formazione e scienza per lo sviluppo sostenibile".

"Voi siete le generazioni future e sta a voi contribuire a sviluppare soluzioni sostenibili, ricordando che alcune opzioni per risolvere i problemi sono già nelle nostre mani", ha detto Paoli. "Un giorno qualcuno di voi potrebbe diventare un politico o un opinionista, forse ispirato dal lavoro che oggi faremo insieme".

Il workshop è stato organizzato dalla TWAS nell'ambito del Festival Italiano per lo Sviluppo Sostenibile, promosso dall'Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASVIS. A ospitare l'evento, sponsorizzato dalla TWAS, è stato il Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam (ICTP).

Scopo dell'evento era esporre gli studenti di scuola media inferiore e superiore ai principi che sottendono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile messi a punto dalle Nazioni Unite, e i loro 169 sotto-obiettivi, ispirando azioni potenziali che le nazioni - ma anche i singoli - dovrebbero intraprendere per raggiungere gli obiettivi entro il 2030.

"Questo workshop, in un posto così qualificato come la TWAS, offre un'occasione unica di cittadinanza partecipata", ha osservato Philip Tarsia, professore di lingua inglese al liceo Galileo Galilei di Trieste. "Vedo come stanno lavorando i miei studenti, e in che modo stanno esercitando le loro capacità critiche e di pensiero per diventare sempre più indipendenti. Questa esperienza li farà senz'altro crescere".

Gli istituti partecipanti sono stati i seguenti: licei scientifici Galileo Galilei e Guglielmo Oberdan da Trieste; istituti Deledda-Fabiani, Carli-Da Vinci de Sandrinelli, Jožef Stefan, Istituto Tecnico Statale Žiga Zois e Scuola Secondaria di Primo Grado Statale Lionello Stock, sempre da Trieste; Scuola Media Igo Gruden da Aurisina; Scuola Secondaria di Primo Grado "Nazario Sauro" da S. Giorgio di Nogaro; e Ginnasio Antonio Sema da Pirano, Slovenia.

"Parte del nostro futuro potrebbe già essere compromessa dal modo in cui abusiamo delle risorse della Terra. Ma se vogliamo contenere i danni e garantire condizioni di vita sostenibili alle generazioni future, dobbiamo agire su fronti diversi", ha detto Paoli.

Un passo importante, ha spiegato, potrebbe essere quello di determinare l'impronta ecologica degli esseri viventi sulla Terra, secondo le indicazioni dell'UNESCO. Tutti noi consumiamo i beni che la natura ci offre, e dunque tutti esercitiamo un impatto sul nostro pianeta. Tutti lasciamo un'impronta, e quest'impronta può essere calcolata ed espressa da un numero che riflette le risorse consumate da ogni nazione, oltre che gli scarti che tale nazione produce.

Non tutte le nazioni sono attive su questo fronte. Tuttavia, esistono alcuni esempi virtuosi come il Cile, dove l'UNESCO ha contribuito a implementare i programmi scolastici aggiungendo l'impronta ecologica fra i concetti che vengono insegnati. In Cile, gli studenti imparano come calcolare la propria impronta ecologica, e divengono così consapevoli del suo impatto.

Tramite alcuni esempi mirati sugli obiettivi di sviluppo sostenibile - relativamente agli obiettivi energa pulita e poco costosa (n.7), consumo responsabile (n. 12) e interventi sul clima (n.13) Paoli ha guidato gli studenti verso la comprensione di quanto anche piccoli passi siano importanti per raggiungere obiettivi maggiori.

Con l'ausilio di alcuni videoclip sugli effetti dell'inquinamento da microplastiche, sul maggior peso del gas metano rispetto all'anidride carbonica nel determinare l'effetto serra e sulla pervasiva cultura dello spreco, Paoli ha insistito nel sottolineare quanto sia importante che gli studenti comprendano di avere già nelle loro mani parte del futuro del pianeta.

Il bestiame e gli animali da allevamento danneggiano l'ambiente assai più che l'anidride carbonica emessa dagli agglomerati urbani, perché producono metano, un gas serra dall'effetto devastante che, per il modo in cui assorbe il calore, riscalda il pianeta 86 volte più di una stessa quantità di anidride carbonica.

Il danno da microplastiche all'ambiente marino è emerso in tutta la sua drammaticità quando Paoli ha mostrato l'immagine di una tartaruga rimasta intrappolata sin da giovane in un nastro di plastica, e il cui carapace era cresciuto in modo deforme - verosimilmente causando dolore all'animale - per adattarsi alla costrizione. Intervenire è possibile, ha ammonito Paoli, specie se pensiamo che persino il Kenia ha emanato uno dei provvedimenti più restrittivi al mondo per mettere al bando le borse di plastica.

L'atmosfera attiva del workshop ha raggunto un nuovo picco quando gli studenti si sono riuniti in gruppi per iniziare a lavorare sui tre obiettivi di sviluppo sostenibile scelti da Paoli. Il loro compito era produrre una serie di "raccomandazioni" relative a piccole azioni che essi stessi avrebbero potuto avviare a scuola e nelle rispettive comunità di riferimento.

Gli studenti di Pirano hanno suggerito di ingegnerizzare batteri in modo da renderli capaci di degradare microplastiche e frammenti inquinanti, mentre gli studenti dello Jožef Stefan hanno proposto di creare custodie per cellulare equipaggiate con minuscoli pannelli solari, in modo da garantire energia a costo zero a questi dispositivi elettronici.

Altre buone pratiche sono state: includere precocemente nel percorso scolastico programmi educativi che chiariscano che cosa significa spreco, e in che modo riciclare beni già utilizzati trasformandoli in ausili scolastici a costo zero (Istituto Deledda-Fabiani, vincitore assoluto della competizione).

Sulla base della creatività, della facilità di realizzo e del coinvolgimento personale nella formulazione delle raccomandazioni, tre scuole si sono aggiudicate una menzione d'onore per il loro lavoro: oltre al vincitore assoluto Deledda-Fabiani, il secondo premio è andato alla Scuola Secondaria Statale Lionello Stock, che ha suggerito di comperare i cibi da produttori locali invece di basarsi su prodotti di importazione. La Scuola "Nazario Sauro" di S. Giorgio di Nogaro si è invece aggiudicata il terzo premio per l'idea di riciclare in continuo ogni genere di scarto, in modo da massimizzare l'uso di oggetti apparentemente destinati agli inceneritori.

"Dobbiamo cambiare il nostro modo di usare le risorse della Terra anche attraverso scienza e istruzione", ha concluso Paoli. "E voi potete davvero essere i protagonisti del domani".

Cristina Serra